Il toponimo viene forse dal greco antico “Rochùdios”, dirupo. In epoche remote il paese storico fu senz’altro un insediamento ad economia pastorale.
La vecchia Roghudi sorge al centro del letto della grande fiumara Amendolea, a circa 500 metri sul livello del mare. In seguito alle alluvioni dei primi anni ’70 fu decretato il trasferimento dell’abitato nell’attuale nuovo sito, un’isola amministrativa all’interno del territorio del comune di Melito Porto Salvo.
Il nuovo centro abitativo, assolutamente privo di caratteristiche significative architettoniche, ancora oggi manca di alcuni servizi primari per la popolazione.
Nel territorio di Roghudi rientra la frazione di Chorio, sempre viva, ubicata in una zona riparata. Vi abitano intagliatori e tessitrici di ginestra, che ripetono gli antichi motivi ornamentali della tradizione greco-latina. La qualità del formaggio locale (i cui stampi sono realizzati dagli intagliatori, insieme ad una miriade di altri oggetti caratteristici) è pregiata: si tratta di un prodotto molto ricercato dagli abitanti dei paesi limitrofi.
L’economia di questo centro è agricola, con una buona produzione di grano e olive.
IL NOME
Deriva dal greco rhogodes (pieno di crepacci) o da rhekhodes (aspro).
FRAZIONI E LOCALITÀ
Chorio e Roghudi Vecchio.
LA STORIA
La caratteristica principale del comune di Roghudi, unico caso in Italia con Sinnai (CA), è quella di essere suddiviso in due differenti porzioni non confinanti e poste a grande distanza l’una dall’altra (circa 40 km). La prima di esse si trova nelle vicinanze di Melito di Porto Salvo, del cui territorio comunale costituisce un’enclave contenente l’attuale sede comunale e l’abitato di Roghudi Nuovo, mentre la seconda è posta all’interno, sulle pendici meridionali dell’Aspromonte dove si trova l’abitato oramai abbandonato di Roghudi Vecchio.
Nel 1971 e nel 1973, in seguito a due fortissime alluvioni, l’abitato di Roghudi Vecchio, fino ad allora sede comunale, fu dichiarato totalmente inagibile. Si decise per questo di trasferire gli abitanti nonché la sede comunale, in un abitato di nuova fondazione che venne edificato in prossimità della costa jonica.
Questo scacchiere di case costruito negli anni ‘80 lungo la statale 106, in prossimità di Melito di Porto Salvo, ospita gli alluvionati di un borgo ben più fascinoso, posto sulle pendici meridionali dell’Aspromonte, lungo la fiumara dell’Amendolea: Roghudi. L’appellativo di Nuovo, connota, infatti, la fondazione recente, in contrapposizione al termine Vecchio, attribuito dal 1972 al centro storico originario, ormai abbandonato e divenuto metafora della condizione in cui versano molti borghi interni dell’Area Grecanica. Tuttavia nel nuovo paese è possibile trovare ancora oggi molti parlanti l’antico idioma greco, detentori di un bagaglio di tradizioni che prendono forma nell’intimità dell’ambiente casalingo e in occasione delle ricorrenze religiose.
SCOPRIRE ROGHUDI
Da non perdere l’escursione della vecchia Roghudi, con i resti di antichi luoghi, situata su di uno sperone roccioso.
A 1 Km da Roghudi Vecchio, sorge la frazione di Ghorio di Roghudi, dove risiede una comunità greca di notevole importanza, abitata da intagliatori e tessitrici di ginestra, che nei loro lavori ricreano le decorazioni ornamentali secondo la tradizione greco – latina.
LA LEGGENDA DE “LA ROCCA TU DRAGU”
Si tratta di una grossa pietra, ubicata nel territorio di Ghorio, con delle groppe rocciose che, secondo la leggenda, serviva al nutrimento di un mostro custode di un tesoro. Gli abitanti credevano che chi osasse avvicinarsi alla rocca, sarebbe stato travolto da una violenta folata di vento e scaraventato giù nelle acque del torrente.