Grotta della Lamia
Descrizione
Grotta della Lamia
La Grotta della Lamia rappresenta a tutt’oggi la più grande ed estesa emergenza ipogea naturale nota nella provincia di Reggio Calabria. Un’importanza del resto rimarcata dalle stesse dicerie dei locali che la vogliono collegata, per vie sotterranee, al territorio di Melito Porto Salvo. Anche il Carbone Grio ne accenna diffusamente scrivendone così:
“La più bella di queste escavazioni del subappennino calabrese è certo quella di Valanidi, o per dir meglio, di Pedaguddi. I contadini e pastori dei dintorni la chiamano Lamia, che in dialetto del paese suona ‘vôlta o sotterraneo’. Da lungo tempo venivan date incerte notizie sulla topografia e la natura di quella escavazione; tanto che alcuni vecchi cronisti, e molti contemporanei che ne avevano sentito parlare confondevano la Caverna col cunicolo di una vecchia miniera di rame aperta da Sassoni nei primordi del Regno dei Borboni di Napoli. Non erano punto d’aspettarsi minuti particolari su quella grotta; perocché, sebbene non sia molto lontana da un sentiero battuto da contadini e vignaiuoli della montagna, pure essa è poco accessibile, a chi non vi si reca per curiosità scientifica, e con pazienza d’alpinista”.
L’impressione che all’Autore recò la visita del sistema sotterraneo dovette essere davvero molto intensa. A tal riguardo, infatti, egli osserva:
“Dapprima le due aperture divise dal pilastro di arenaria pareano renderla del tutto simile a quella di Terreti: ma appena fummo dentro, quale spettacolo! Un labirinto d’infinite gallerie, lunghe, spaziose, si apriva per ogni verso; le quali sono divise e sostenute da colonnette e pilastri innumerevoli; e di questi, alcuni aggruppati come nelle chiese gotiche, altri spezzati nel mezzo, avevano abbandonato al tetto il loro capitello; mentre dalla volta pendevano frange di stalattiti, tutte grondanti una pioggia non interrotta di gocciole d’acqua. Sulle pareti si aprono strani meandri, scavati in forma di nicchie e ripostigli; mentre su talune arcate sporgono mensolette frangiate, che pare sopportino ancora i rozzi utensili della prima vita domestica”.
Poi aggiunge: “[…] fatto alla meglio un fuoco di felci, per quanto il permetteva il suolo bagnato, c’internammo tentoni in quegl’interminabili andirivieni, senza aver trovato limite ai nostri passi. Singolarissima cosa è che in ogni punto il suolo è piano, e la struttura della caverna uniforme. Io ho visitato le latomie, le naumachie e le necropoli antiche; e nessuna ha lasciato in me tanta meraviglia, come quest’antro. Le forme strane che prendevano di quando in quando le grottesche colonne colpivano anche l’immaginazione; e non di rado pareano forme umane scolpite e foggiate come robuste cariatidi a sostenere la volta!”.
La Grotta della Lamia si apre a 910 metri di altitudine s.l.m. sul fianco di uno dei tanti valloncelli tributari del Vallone Spedia, affluente dell’ampia Fiumara Valanidi sulla sua sinistra idrografica. La cavità è oggi servita da un comodo sentiero d’accesso ed il suo imbocco, rivolto a settentrione, domina una profonda incisione valliva allo sbocco della quale è ubicato, in posizione elevata, il centro abitato di Trunca.
Sebbene l’ingresso principale sia quello raggiungibile dal sentiero d’accesso, la cavità possiede altri due imbocchi minori affacciati sulla sottostante vallata. Già dall’entrata principale si intravede quella che sarà internamente la caratteristica peculiare degli ambienti sotterranei: una serie di pilastri e tozze stalattiti pendenti dall’alto, infatti, adornano l’intera antegrotta, conferendole un aspetto di estrema selvatichezza.
Ritornano in mente le parole dello stesso Carbone Grio che così spiegava i meccanismi genetici di queste mirabili formazioni:
“[…] l’acqua trasportando a valle le sabbie disgregate, apre curiosi meandri fra i massi induriti dal cemento tenace, i quali col tempo si trasformano in volte e colonne, e s’incrostano di bianche stalattiti”.
Infatti la pregevole conformazione della cavità, completamente ricolma di pilastri, colonnati variamente articolati e protuberanze rocciose pendenti dalla volta è da ascrivere appunto al lento e continuo lavorio delle acque. Queste, infiltrandosi nella tenera arenaria pliocenica, l’hanno fortemente scavata risparmiando solo quelle porzioni di massa rocciosa più tenaci, in seguito concrezionatesi per la deposizione di colate calcitiche. Tutto intorno, sulla volta e lungo le pareti, si possono osservare splendidi raggruppamenti di conchiglie fossili (genere Pecten), piuttosto diffuse anche in altre cavità della provincia di Reggio Calabria ma qui presenti in esemplari eccezionalmente grandi.
L’ampio atrio iniziale, per qualche decina di metri tenuemente illuminato dalla luce proveniente dall’esterno, immette in una serie di ambienti sotterranei completamente oscuri. L’andamento interno, in leggera salita, è dovunque sub-orizzontale. Addentrandosi nella cavità è possibile, schematizzando, seguire due diversi percorsi: 1) procedere a sinistra verso le altre due entrate; 2) internarsi, a destra, nei settori ipogei più profondi e discosti dalla superficie.
Il primo percorso conduce dapprima in una camera in penombra caratterizzata da un enorme accumulo di sedimenti terrosi provenienti dalla volta, quindi, superando diverse formazioni di pilastri e colonnati, permette di guadagnare il 2° e 3° ingresso.
Il secondo percorso è invece più complesso per la presenza di una grande quantità di colonnati, sia raggruppati tra loro sia singoli, che rendono i vari ambienti simili ad un vero e proprio inestricabile labirinto.
Nel corso delle esplorazioni i soci del CAI hanno osservato, soprattutto nei recessi più interni della grotta, una ricca fauna sotterranea, fra cui molti pipistrelli in letargo.
Il carbonato di calcio, depositato dalle acque di percolazione, ha lasciato su quasi tutte le formazioni colonnari delle patine bianche di calcite che creano un forte contrasto luministico tra il suolo, scuro per la presenza di un compatto sedimento terroso, e tutte le pareti circostanti generalmente molto chiare.
La progressione avviene costantemente in salita su viscidi depositi di terra, resi umidi da uno stillicidio piuttosto intenso. L’andamento in salita crea un dislivello massimo di + 3,50 metri rispetto alla quota del primo ingresso. Di fatto la grotta termina allorché i visitatori sono costretti ad insinuarsi in bassi laminatoi che diventano presto del tutto impraticabili. Un’ulteriore via di prosecuzione è rappresentata da basse condotte molto vicine alla superficie e tra loro in collegamento, anche se non accessibili all’uomo in quanto quasi del tutto riempite da depositi terrosi.
Ma alla grotta è legato anche il mito di Lamia, la mitologica e bellissima regina della Libia figlia di Belo, che entrò presto nel cuore di Zeus da cui ebbe molti figli; una discendenza, questa, però invidiata da Era che non sopportando quest’amore scatenò l’incontrollabile odio contro i loro figli uccidendoli tutti ad eccezione di Scilla e Sibilla. Così, Lamia, travolta dal dolore, si trasformò in una creatura mostruosa e si rifugiò nel buio delle grotte per il suo orribile aspetto. E la “bocca” del mostro, infatti, appare all’ingresso della cavità. Una bocca che, nelle antiche storie tramandate dagli anziani dei paesi di Montebello e di Fossato Jonico era in grado di inghiottire intere greggi.
BIBLIOGRAFIA
CARBONE GRIO D. 1877, Le caverne del Subappennino ed i resti fossili del glaciale in Calabria, Tipografia Romeo, Reggio.
CARTA DI IDENTITÀ
- Nome della cavità: Grotta della Lamia (toponimo d’uso locale)
- Posizione nel Catasto delle Grotte della Calabria: Cb 379
- Comune: Montebello Ionico
- Località: Lamia
- Cartografia: Carta Topografica d’Italia in scala 1:25.000 (serie 25), Foglio 602, Sezione III “Motta San Giovanni” (I.G.M.I., Edizione 1, Firenze 1993).
- Coordinate Geografiche: Longitudine: 15°45’57”50 – Latitudine: 38°02’18”
- Quota sul Livello del Mare: 910 metri
- Sviluppo Planimetrico: 93,50 metri
- Sviluppo Spaziale: 94,50 metri
- Dislivello Massimo: + 3,50 metri
- Profondità: 3,50 metri
- Terreno Geologico: arenarie del Pliocene medio-superiore (Carta Geologica della Calabria in scala 1:25.000, Foglio 254 II S.O. “Bagaladi”, Edizione Cassa per il Mezzogiorno).
INFORMAZIONI
Per Visite Guidate ed Ospitalità:
Associazione Culturale “I Fossatesi nel Mondo”a Fossato Jonico.
Mail: fossatesi@fossatoionico.it
Riferimenti:
- Mimmo Pellicanò: tel. 328 4295358
- Fabio Macheda: tel. 320 6926592