La Flora della Calabria Greca

Descrizione

Per i grecanici, come per tutte le popolazioni rurali, le piante sono state una risorsa importante. Oltre quelle coltivate o che offrono frutti allo stato selvatico, molte sono state utilizzate per usi molteplici come la realizzazione di cesti, travi, basti per gli animali da soma, strumenti musicali o parti di essi, utensili, fibre tessili, ecc. Molto diffusi sono i toponimi quali agromilìa (melo selvatico), agrappidìa (pero selvatico); spartusa (luogo di ginestre); calamaci (luogo di canne); savùccio (sambuco); spòlasso (ginestra spinosa); vrica, brica (tamerice); camarda (cespuglio spinoso); zidestro (agrifoglio); acatti (luogo di spine); marathà (finocchieto); caredìa (albero di noci); fucidà (luogo di cardi); ambeli (vigna).

Estremamente variabile è la vegetazione che si presenta in maniera diversa nelle differenti fasce altimetriche che schematicamente può essere così descritta. La fascia montana (dai 1.000-1.200 m fino ai 1.956 di Montalto) è dominata da boschi di faggio (Fagus sylvatica). Al faggio si associa l’abete bianco (Abies alba ssp. apennina) soprattutto sui versanti più acclivi con suoli meno profondi, una presenza importante sia per le elevate produzioni legnose che per essere un ecotipo dimostratosi resistente all’effetto delle piogge acide. Sul versante ionico le faggete al di sotto dei 1.500-1.400 m sono sostituite dalle pinete a pino calabro (Pinus nigra ssp. calabrica), una specie longeva che può superare i quattro secoli di vita, raggiungendo dimensioni enormi, come testimoniano diversi esemplari mutilati dai fulmini. Talora in questa fascia si ritrovano piccoli nuclei isolati di rovere meridionale (Quercus petraea ssp. austrotyrrhenica).

Importanti nell’Area Grecanica sono in generale le querce, come attesta il toponimo velanìdi (querceto) e la denominazione dendrò (legno per antonomasia). Nella fascia collinare, oltre i 1.000 m si rinvengono i castagneti (Castanea sativa) la cui coltivazione ha tradizioni molto antiche in quanto sia quello da frutto sia quello allevato allo stato ceduo hanno rappresentato una notevole fonte integrativa di reddito e di sopravvivenza delle popolazioni grecaniche. Negli ultimi decenni l’abbandono dovuto all’esodo dalle campagne, la ridotta richiesta dei prodotti e l’insediamento di un temibile fungo parassita hanno provocato il degrado dei castagneti su cui è però in atto un’opera di recupero. Poco sotto i 1.000 m troviamo i boschi di farnetto (Quercus frainetto) talvolta misti a leccio (Quercus ilex). A quote inferiori la vegetazione forestale è rappresentata dai boschi di quercia castagnara (Quercus virgiliana) importante per l’uso della ghianda nell’allevamento del maiale.

Prima di lasciare gli ambienti boschivi si deve ricordare la presenza dei funghi che, oltre ad essere una componente fondamentale dell’ecosistema, costituiscono un’integrazione di reddito per diverse famiglie. La degradazione (incendio, pascolo) dei boschi favorisce l’insediamento della macchia a dominanza di sclerofille con arbusti molto resistenti all’aridità e ai venti (cisto, lentisco, mirto, erica, ecc.). In particolare dalla radice dell’erica arborea, pianta sempreverde alta anche parecchi metri, si ricava il “ciocco” da cui, dopo alcuni processi di lavorazione, si ottengono pipe di ottima qualità. L’erica dell’Aspromonte è infatti molto richiesta presso le più importanti fabbriche di pipe italiane e inglesi per la sua “fiamma” (venatura) molto fitta e pertanto pregiata.

La fascia costiera nel versante ionico ha una conformazione che degrada dolcemente verso la costa, assumendo in alcuni contesti (Palizzi Marina) aspetto calanchivo, ambiente in cui dominano le praterie steppiche perenni. I bianchi greti delle fiumare poi si colorano delle fioriture bianche e rosa degli oleandri e del verde dei tamerici.

Appariscente, col giallo vivo dei suoi fiori, è la ginestra che a primavera riempie di colore i pendii più scoscesi. I rami, robustissimi, contengono fibre che, separate per macerazione, divengono materia tessile, utilizzata nel passato per la preparazione di rustici tessuti. Tra le tante rarità botaniche presenti nell’area si può citare la Pteris longifolia, una felce che costituisce un tipico esempio di flora del Terziario. È una pianta dalle fronde alte fino a due metri che cresce spontanea in alcuni isolati valloni. Vedere le ampie foglie frastagliate nel suo ambiente umido e ombroso, lungo alcuni corsi d’acqua, dà un’idea di quello che doveva essere il paesaggio in epoche antichissime. Altra rarità è un piccolo bosco di ginepro licio presente lungo la sponda sinistra della Fiumara Amendolea, nei pressi della foce, sparuta testimonianza della vegetazione forestale che in passato ricopriva queste colline argillose.
La specie era nota alle locali popolazioni ellenofone con il nome di cletho o clecaro, e la utilizzavano nella fabbricazione di travi per la costruzione di tetti e solai sfruttando le pregevoli caratteristiche tecnologiche del legno. Colpiscono le modeste dimensioni degli alberi (massimo otto metri) ma con un’età stimata di circa 200 anni.

Anche se si tratta di colture agrarie si devono infine citare alcune specie tipiche dell’area dell’Amendolea: il gelsomino ed il bergamotto. È infatti ancora possibile inebriarsi del dolce e intenso profumo del fiore del gelsomino, utilizzato dall’industria profumiera. Nella stessa area è coltivato anche il bergamotto. La produzione mondiale di questo agrume è concentrata quasi totalmente in questa ristretta fascia di terra. Il prodotto principale che si ottiene dai frutti è l’olio essenziale, utilizzato come componente fondamentale di numerosi profumi, ma di recente è apprezzato anche in gastronomia, pasticceria, cosmesi e come bevanda. Una vegetazione che offre quindi una sequenza policroma, indicativa della grande biodiversità, che vede il verde scuro dei boschi, delle umide faggete e delle solari pinete alle quote più elevate per poi esplodere nelle fioriture policrome della macchia mediterranea che ne riveste le pendici.

Fonte: Guida Naturalistica della Calabria Greca – Alfonso Picone – Rubbettino Editore – Collana Parco Culturale della Calabria Greca.

LocalitaCalabria Greca
Tipo Risorsaflora