Roccaforte del Greco

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Detta in greco Vunì, ovvero monte o montagna, Roccaforte del Greco, si adagia su un’altura scoscesa che regala una panoramica a 360° su tutta l’Area Ellenofona. Il villaggio sorse nell’orbita del monastero di Santissima Trinità, il più interno avamposto bizantino, nei pressi di punta d’Atò, in greco vetta dell’aquila. Nella chiesa del paese, dedicata a San Rocco, si conserva la statua della Madonna con Bambino, realizzata dopo la latinizzazione della diocesi di Bova, quando, con il diffondersi della peste del 1577, il culto del pellegrino francese soppiantò quello più antico di San Sebastiano, invocato dai bizantini contro questo grande flagello del Medioevo. Maestosa ed imponente la chiesa della Spirito Santo, edificio di gusto neoclassico, costruito nel 1930, sul versante occidentale del paese, urbanizzato a seguito del terremoto del 1908. Dell’antico borgo di Roccaforte, nato sui resti di insediamenti preistorici, rimangono i ruderi di piccole case rurali e una interessante toponomastica che ricorda suggestivi siti difensivi, come ad esempio la zona castello, posta nel punto più alto del borgo. Da escludere tuttavia che si trattasse di una vera e propria fortezza militare.

IL NOME

La prima parte del nome, evidentemente composto da “rocca” e dall’aggettivo “forte”, vede aggiungersi nel 1864 la specifica che lo connota e identifica con la parlata del luogo (greca).

Fino al regio decreto dell’8 maggio 1864 il paese è stato infatti menzionato semplicemente come Roccaforte. Gli abitanti lo chiamano Vunì, che corrisponde al neo-greco Bouv’ (monte).

FRAZIONI E LOCALITÀ

Chorio di Roccaforte, Cuvolo, Santa Trada.

LA STORIA

Le origini di Roccaforte del Greco, si perdono nell’antichità, ma certamente risalgono al periodo della Magna Grecia, quando un gruppo di coloni provenienti appunto dalla Grecia del periodo dorico, fondarono la città.

Non vi sono quindi notizie storiche su Roccaforte fino agli inizi del XVI secolo, epoca in cui, assieme a Gallicianò e Roghudi, è menzionata dal Barrio, dal Fiore e dal Marafioti.

Fu casale di Amendolea, e quindi posta sotto il dominio di tale famiglia fino al 1400. Successivamente fu infeudata ai Malda de Cardona, agli Abenavoli del Franco, ai Martirano, ai De Mendoza, fino agli ultimi feudatari, i Ruffo di Bagnara, che la dominarono fino al 1806.

Conosciuta anticamente come Vunì, venne indicata come La Rocca nel periodo in cui era pagus di Amendolea. Fino al regio decreto del 1864 la cittadina era menzionata semplicemente come Roccaforte; con tale documento venne aggiunta la specifica “del Greco”.

Tra il IX e l’XI secolo il territorio dell’attuale comune ricadeva nel dominio di Bova. Anche Roccaforte fu un’importante luogo di insediamenti cenobitici, tra i quali sono da ricordare il monastero di Aghia Triada, la SS.ma Trinità, databile tra il 1300 e il 1400, luogo di culto fino al passaggio al rito latino nel XVI sec., e l’abbazia di San Nicola, databile agli inizi del 1600.

Anche Roccaforte fu fortemente colpita dal terremoto del 1783.

Il santo protettore di Roccaforte è San Rocco, e la sua festa ricorre il 16 di agosto, quando i fedeli portano la statua del Santo dalla omonima chiesa a quella, magnifica, dello Spirito Santo, edificata nel 1930.

PERSONAGGI ILLUSTRI

Nella primavera del 1873 il glottologo Giuseppe Morosi in una rapida escursione visitò i paesi della Calabria greca. A Roccaforte fu accolto dal Sindaco Antonino Sgrò e dal maestro elementare Giuseppe Cento i quali agevolarono lo studioso nella ricerca relativa alle origini delle colonie neo elleniche e alla questione linguistica. Nella sua opera Dialetto romaico di Bova collocò l’origine di Roccaforte nel periodo che va dalla metà del IX secolo alla metà del XI poiché in questo periodo le scorrerie dei saraceni costrinsero gli abitanti a rifugiarsi “in vetta a colli elevati e di malagevole accesso o in fondo a valloni remoti e quasi tagliati fuori da ogni commercio umano”.

A partire dal 1883, Ettore Capialbi e Luigi Bruzzano studiosi delle tradizioni popolari calabresi, entrambi di Monteleone, (l’odierna Vibo Valentia) iniziarono a pubblicare sulla quarta pagina dell’Avvenire Vibonese “i racconti greci di Roccaforte” frutto di una ricerca condotta tra i contadini di Roccaforte. Pubblicarono ben 43 novelle e 15 canti.

Il glottologo tedesco Rolhfs, professore all’Università di Tubinda, che soggiornò a Roccaforte in diversi momenti tra gli anni venti e gli anni sessanta sostenne invece che le origini di Roccaforte risalgono al periodo della Magna Grecia.

Nel 1956 Italo Calvino pubblicò il libro “Le fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti”. Tra queste fiabe vi troviamo La vedova e il brigante Il granchio dalle uova d’oro, novelline greche di Roccaforte pubblicate per la prima volta dal Prof. Luigi Bruzzano sul periodico “La Calabria” rispettivamente negli anni 1894 e 1897.

Giuseppe Rossi-Taibbi e Girolamo Caracausi profondi conoscitori delle questioni linguistiche meridionali nel gennaio del 1958 visitarono Roccaforte dove vennero accolti con squisita gentilezza dal Sindaco Alberto Sergi. Nel 1959 pubblicarono i testi neogreci di Calabria.

SCOPRIRE IL CENTRO STORICO

Posizionato su tre costoni rocciosi, il borgo domina la vallata dell’Amendolea. La parte vecchia ospita il Municipio, proprio dove secondo la memoria popolare sorgeva, a ridosso del precipizio, il castello poi franato. Fanno da corona il rione Castello, il rione Borgo e il rione San Carlo, quest’ultimo ormai quasi disabitato.

Caratteristiche sono le piccole case e le stradine in pietra. Camminando nel centro storico, è ancora possibile vedere qualche tratto delle mura che cingevano il paese.

Da qui molti sono i punti panoramici da cui godere un’ottima vista (nelle giornate terse si possono scorgere anche la Sicilia e la cima dell’Etna).

Da vedere senza dubbio la maestosa Chiesa dello Spirito Santo, un edificio di gusto neoclassico, costruito nel 1930. Sulla facciata con timpano, si notano una serie di lesene, su alto basamento, dotate di capitello composito. Il portale rettangolare ha un timpano a lunetta spezzato, sormontato da una monofora con arco a tutto sesto su cui spicca lo stemma. Monofore dello stesso tipo, arricchite da timpani triangolari, si ritrovano sulla parte bassa. In alto e sulle facciate laterali, si aprono invece delle fessure rettangolari, mentre sulla parte posteriore si erge un campanile. L’interno, a navata unica, è decorato da una serie di colonne in marmo rosso, dotate di capitello. La parete dell’abside, su cui spicca un crocifisso, è caratterizzata da una balaustra e da tre finestre ad arco con vetri colorati.

Per maggiori informazioni storico-culturali su Roccaforte del Greco consigliamo di visitare il sito https://www.roccafortedelgreco.net/