Chiesa Santa Maria della Vittoria
Descrizione
L’attuale chiesa barocca a tre navate dedicata a Santa Maria della Vittoria sorge sull’area di una precedente chiesa tardo-rinascimentale a due navate costruita verso la fine del Cinquecento. Circa un secolo dopo fu ampliata e abbellita per meglio venire incontro alle accresciute esigenze spirituali di una comunità sempre più numerosa. I lavori iniziarono durante l’ultimo decennio del XVII secolo e si conclusero definitivamente nel 1699 così come ancor oggi ricorda l’epigrafe collocata sul portale: VICTRIX VIRGO TUIS / VICTRICIA SUGGERE TELA / NIGRAS QUEIS DITIS / VERTERE CASTRA DATUR / CIVIUM PIETAS A FUNDAMENTIS / AUXIT ET ORNAVIT / SINDICO DIDACO LEOCANI / ANNO DOMINI 1699.
Durante il XVII secolo conservava le Cappelle di San Biagio, del Carmine, delle Anime del Purgatorio, del Rosario e del SS. Sacramento; successivamente vennero erette anche quelle di Gesù e Maria, San Vincenzo e San Francesco di Paola; risalgono invece a tempi più recenti quelle di San Giuseppe, dell’Ausiliatrice e del Sacro Cuore. Sull’altare maggiore, inoltre, fino alla prima metà del Novecento era custodita una pregevole tela raffigurante l’Allegoria della Battaglia di Lepanto con i santi Nicola e Francesco; nella stessa sezione si conserva poi un altare in marmo bianco di Carrara e marmi policromi del 1763, originariamente collocato nella cappella laterale attualmente dedicata a San Giuseppe.
Opere d’arte principali
In fondo alla navata sinistra è custodita una bellissima Madonna col Bambino in marmo bianco di Carrara di Martino Regi, datata 1622. Alla prima metà del XVIII secolo risale invece il grandioso campanile con il tetto dalla caratteristica forma cuspidata dal quale fuoriesce un orologio a pesi del 1911. Vi sono in esso tre campane: la grande del 1722, la media datata 1684 e la piccola rifatta nel 1967.
Nella navata destra della chiesa sono poi conservati due splendidi altari barocchi dei Santi Vincenzo e Antonio eretti nel 1704. Lungo la stessa sezione è inoltre custodita l’epigrafe del sepolcro dei sacerdoti voluta dagli arcipreti Leocani e Carneri nel 1711. Sorretta da due colonne lignee, sopra l’ingresso principale era invece collocata la cantoria con l’organo a canne, soppressi durante la prima metà del XX secolo; accanto ancora oggi, si può ammirare ciò che rimane dell’acquasantiera dell’arciprete Lorenzo Musitano (1848 – 1849).
Il terremoto del 1783 provocò solo alcune lesioni all’edificio; quelli del 1907 e 1908 danneggiarono gravemente l’edificio sacro, facendo crollare tutte le volte delle tre navate che riportavano gli stessi elementi architettonici ancor oggi presenti, fortunatamente, nella mezza cupola dell’altare maggiore (per quanto riguarda la navata centrale) e nell’altare di San Giuseppe in fondo alla navata sinistra (per quanto concerne invece le due navate laterali). La chiesa conserva antichi paramenti e oggetti sacri in genere, fra i quali spiccano un calice e un ostensorio argentei del XVIII secolo.
Madonna col bambino
La Madonna col Bambino, meglio conosciuta come Santa Maria della Vittoria o Madonna del Rosario reca sul retro del basamento una piccola iscrizione che la farebbe risalire al 1622 ad opera di uno scultore di nome Martino Regi (MARTINO REGI • F • 1622), originario di Lugano da dove si trasferì nella città ligure.
È verosimile considerare la nostra Madonna col Bambino un’opera risalente a un primo periodo di studio e formazione che il Nostro trascorse nella città siciliana, prima di accettare la commissione di ben più importanti e remunerativi lavori in altre città italiane che, come Genova, mantenevano continui contatti con l’ambiente artistico e culturale della Messina del XVII secolo.
La scultura, in marmo bianco di Carrara, alta 1,30 metri, doveva andare a impreziosire l’omonima Cappella del Rosario che i fratelli Fabiano e Sebastiano Cristiano avevano eretto nel 1602, dopo aver chiesto l’autorizzazione al vescovo Camerota; gli stessi elargiranno poi nel 1638 cospicue donazioni alla stessa Cappella, esercitando lo jus patronato fino alla seconda metà del XIX secolo così come ricorda l’epigrafe sottostante risalente al 1852.
L’opera rappresenta una Madonna coperta da un ricco e sontuoso mantello che la avvolge quasi completamente, lasciando intravedere comunque le vaporose vesti sottostanti ben definite, con le loro copiose pieghe che scendono elegantemente fin giù alla base, mantenendo scoperti i piedi della Vergine e conferendo alla scultura un portamento e una maestosità degne del soggetto.
Il viso della Madonna, leggermente ruotante verso sinistra, è ovale con lo sguardo rivolto al cielo; la fronte è quasi interamente coperta dal pesante drappo e un sorriso quasi impercettibile, ormai nascosto dal tempo, sembra illuminare il suo volto.
Il Bambino è scolpito in posizione trionfale, completamente nudo, sorretto dalla mano del braccio sinistro della Vergine che gira sul suo stesso corpo all’altezza del seno, mentre con la mano destra, sospesa in alto con tre dita aperte e due chiuse, sta a simboleggiare la Santissima Trinità di Dio.
Custodita all’interno di una nicchia posta in fondo alla navata sinistra della Chiesa Arcipretale di Santa Maria della Vittoria in Staiti, la Madonna col Bambino abbisognerebbe di un’attenta ripulitura che riporti maggiormente in evidenza i suoi bei tratti stilistici in attesa che la ricerca sull’attività scultorea del Seicento calabrese dia qualche notizia in più sul nostro discusso artista.
Testo a cura del Prof. Fortunato Stelitano